La nozione di guerra costituzionalmente sostenibile e la vicenda dell’Isis

di Roberto Borrello

1. L’escalation dell’Isis nel Nord Africa e la concretizzazione di una seria minaccia all’integrità territoriale dell’Italia avevano portato all’attenzione dell’opinione pubblica la possibilità di un’azione militare diretta del nostro esercito in Libia, dove alligna il centro propulsore della possibile aggressione. Tale iniziale presa di posizione è stata poi ridimensionata nel contesto della formulazione di una ipotesi di un più moderato intervento di peacekeeping rivolto a una funzione di ricostituzione di una leadership unitaria nel governo della Libia (in grado di neutralizzare o respingere l’invasione dell’Isis), nell’ambito del quale l’Italia aspirerebbe, al più, a un ruolo di guida dei paesi coinvolti, sotto l’egida dell’ONU. Al di là della contingenza storica, in questo momento estremamente magmatica, l’evento ci induce, nel sintetico contesto del presente editoriale, a una riflessione sulla regolazione del fenomeno della guerra da parte della nostra Costituzione, raccordandoci a un dibattito originatosi intorno alla fine degli anni Novanta dello scorso secolo. In questo caso, la riflessione si collega alla peculiare situazione venutasi a determinare in un’area geografica molto vicina e, per questo, idonea a disvelare, come si diceva, scenari del tutto inediti.

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