di Andrea Romano
A partire dalle rivelazioni di Edward Snowden e del fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, il concetto di whistleblowing e la figura del whistleblower hanno assunto un ruolo sempre più rilevante nella società contemporanea. Considerati veri e propri eroi nei sistemi democratici, gli informatori – o whistleblower, termine comunemente utilizzato in Italia – sono persone impegnate nel buon funzionamento degli enti pubblici o privati per cui lavorano e che si adoperano per prevenire le conseguenze negative derivanti dal mancato rispetto delle norme. Segnalare un’infrazione rappresenta per questi soggetti un atto di grande importanza, nonostante il timore di essere scoperti e le possibili ripercussioni sulla propria situazione personale. In effetti, la missione principale del whistleblower consiste nel denunciare condotte inappropriate, attività illegali o comportamenti criminali che, nella maggior parte dei casi, rimangono sconosciuti al pubblico. Tuttavia, è importante sottolineare che gli informatori continuano ad affrontare rischi significativi in molti Paesi, non disponendo di una protezione adeguata contro il licenziamento o altre forme di ritorsione.
A riprova del suo rilievo, Jorge Viguri Cordero ha dedicato a questo tema un’accurata monografia intitolata La protección de los denunciantes en el contexto europeo: análisis normativo, jurisprudencial y de revisión de los órganos y agencias especializadas, pubblicata dalla casa editrice spagnola Dykinson nel 2024. Il volume evidenzia che, sebbene la maggior parte dei Paesi del mondo disponga di un quadro normativo rivolto alla tutela dei whistleblower, si registrano nella pratica notevoli disparità tra di essi. Infatti, alcuni Stati hanno regolato in modo avanzato ed organico questa materia, mentre altri prevedono forme di tutela parziali o una disciplina minima, che spesso assume una mera valenza simbolica. Di fronte a questo scenario, organismi internazionali come l’ONU e l’OCSE hanno iniziato ad emanare raccomandazioni volte a sollecitare sia gli Stati che le organizzazioni internazionali ad adottare o rafforzare la normativa e la prassi esistente. Tali raccomandazioni sottolineano, inoltre, la necessità di promuovere le condizioni politiche e sociali idonee a garantire una protezione effettiva per i whistleblower e le loro fonti di informazione.