Dopo l’inferno di Parigi: qualche riflessione su sicurezza, paura, diritti e immigrazione

di Gabriele Maestri

Le riviste scientifiche di area giuridica – al pari delle altre legate alle scienze umane – hanno indubbiamente un rapporto peculiare e molto delicato con ciò che si etichetta genericamente come «attualità». Se ne possono (e, anzi, se ne devono) occupare, per analizzare il più possibile i problemi che via via si pongono e, soprattutto, le soluzioni date, tentate o auspicabili, avendo cura di farlo senza che trascorra troppo tempo da quando le questioni sorgono o, per lo meno, si pongono all’attenzione degli studiosi; allo stesso tempo, tuttavia, resta fermo l’imperativo di sfuggire il più possibile al rischio di “cadere nella cronaca”, cioè di evitare che il proprio scritto si traduca in una mera ricognizione della realtà (rectius: di come l’hanno raccontata i media), magari diffondendosi in qualche commento sui fatti o scaturito da essi, come si potrebbe fare in un editoriale per un quotidiano o un periodico di informazione, che non ha meno dignità di una rivista scientifica ma – appunto – è un’altra cosa.


Abstract

January 2015: the terrorist attacks in Paris require law scholars to reflect quickly about public security, balancing that need with the protection of rights. Particularly, the EU is engaged in the delicate regulation of passenger name records (PNR) transfers. Two positions are facing: some countries (first of all, the USA) that asked to receive those data from airline companies in order to strengthen their security against terrorism, and the EU, more interested in protecting privacy and personal data contained in PNR information. More over, this is also the right moment to consider the situation of migrants in Italy without any prejudice or spoiled thought (connected to bad theories about religion): a new culture for a religious pluralism is necessary, avoiding to think that Islam can be a risk for public security in itself.

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