La Generazione Z di fronte all’estremismo violento: un’indagine tra le studentesse e gli studenti superiori di Udine

di Claudia Annovi e Francesco Antonelli

Nonostante il nostro Paese presenti una lunga e triste storia legata al terrorismo e all’estremismo violento – storia che oggi in parte si riproduce soprattutto nelle azioni del jihadismo e dell’ultradestra, meno intense rispetto ad altri contesti europei ma comunque tutt’altro che irrilevanti – l’attenzione delle istituzioni italiane verso l’analisi e la prevenzione della radicalizzazione violenta nella società è molto scarsa. Al contrario, come avviene in altri contesti, sarebbe necessario sviluppare anche in Italia interventi di sensibilizzazione rispetto alle forme contemporanee dell’estremismo violento che non si rivolgano soltanto alle forze dell’Ordine e a istituzioni specifiche come le prigioni (approccio securitario) ma coinvolgano, in un’ottica preventiva e integrata, anche le scuole e i modelli educativi, dato che la popolazione più giovane, quella in particolare compresa tra i 16 e i 25 anni e definita più in generale “Generazione Z” risulta essere, ovunque, il target principale della propaganda dell’estremismo violento e la più interessata dalle dinamiche di radicalizzazione. In particolare, questa componente opaca della Generazione Z, socialmente marginalizzata e fonte di costante quanto spesso velleitaria preoccupazione mediatica, ha un ruolo strategico nel jihadismo globale. A loro volta, nello scenario contemporaneo, i gruppi di estrema destra spesso mirano a reclutare giovani appartenenti agli strati più sottoprivilegiati dei ceti popolari bianchi.


Abstract

The article presents the results of the project “Comprendere la radicalizzazione: strumenti e metodi per individuare i primi segni di radicalizzazione all’interno delle scuole del Friuli Venezia Giulia”: it was conducted in winter-spring 2022. The aim of the project was to investigate whether the drivers of extremist radicalisation highlighted in the literature are valid for the Generation Z and whether young people are more or less receptive to messages and narratives from political extremist circles. The results reveal that the penetration of a “conspiracy mentality” is a very significant cognitive and cultural driver in radicalisation processes involving Generation Z.

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