di Mario Carta
L’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa il 24 febbraio 2022 ha innescato tra le altre conseguenze, accanto in primo luogo agli esiti tragici e drammatici del conflitto in termini di perdita di vite umane e distruzioni, un cambiamento di rotta ed una discontinuità con le esistenti politiche migratorie e dell’asilo della UE, tale da potere rappresentare un’occasione favorevole, se colta, per rivedere la politica comune della UE in questi settori.
In effetti, l’adozione da parte del Consiglio, all’unanimità, della decisione esecutiva (decisione di esecuzione 2022/382/UE del Consiglio, del 4 marzo 2022) della direttiva sulla protezione temporanea (2001/55CE) fondata sull’art. 78 TFUE, che accerta l’esistenza di un afflusso massiccio di sfollati dall’Ucraina e che ha come effetto l’introduzione di una protezione temporanea, cambia completamente il paradigma in base al quale l’UE e gli Stati membri hanno affrontato le precedenti crisi, determinate dall’afflusso massiccio di rifugiati nel territorio della UE. La riflessione al centro di questo breve contributo si propone di mettere in luce le novità prodotte dall’attivazione, per la prima volta, della protezione temporanea in favore degli sfollati ucraini, al fine di individuare quegli elementi che è auspicabile non dover più considerare di natura transitoria, ma ritenere invece tratti costitutivi, per il futuro, della politica europea dell’immigrazione e dell’asilo.