La costruzione della sicurezza sul territorio nella percezione degli assistenti/agenti della Polizia di Stato. Primi risultati di una ricerca

di Maria Luisa Maniscalco, Francesco Antonelli, Laura Giobbi e Valeria Rosato

La dimensione locale della sicurezza ha assunto nel tempo una crescente centralità; è soprattutto a questo livello, dove avvengono importanti processi che contribuiscono a definire la qualità della vita dei cittadini, che si struttura e si articola la domanda di sicurezza e che, sulla base di una ‘cultura del rischio’, vera e propria fabbrica di paure e di insofferenze, si è notevolmente ampliata, sommando vecchie e nuove esigenze.

Nel corso degli ultimi venti anni i problemi della sicurezza locale hanno visto le richieste dei cittadini aggregarsi fondamentalmente intorno a due poli: un primo, che potremmo definire ‘istituzionale’, chiede di avere una Polizia che sia ‘visibile’ e, come tale, rappresenti un significativo deterrente per i comportamenti criminosi e offra alla popolazione un’effettiva rassicurazione; un secondo, sociale e multi-tasking,  ha interesse ad avere una Polizia che sia ‘disponibile’, cioè capace di ascolto, attenta alle richieste dei cittadini e in grado di risolvere i problemi. L’intervento della Polizia è richiesto non solo per attività finalizzate al contrasto della criminalità, ma anche per surrogare altri servizi pubblici e per contribuire a sedare un sentimento di insicurezza diffuso nella cittadinanza.
 
 
La Polizia di Stato si sta da tempo confrontando con una crescente complessità: i tradizionali compiti di Polizia si sommano con le attività oggetto di ulteriori doveri normativi e con altri compiti che derivano da obblighi di carattere ‘contrattuale’, assunti con enti locali e altri soggetti istituzionali. A ciò va aggiunta una diffusa disposizione alla collaborazione e all’apertura verso la cittadinanza e le sue richieste.  Operando sul territorio e per il territorio il poliziotto si sente organo dello Stato, ma anche parte attiva della società di cui ricerca la legittimazione e il consenso. Con questa duplicità, che dovrebbe svilupparsi in un equilibrio evolutivo in grado di fronteggiare una realtà in continuo movimento, si deve rapportare oggi l’operatore di Polizia chiamato quotidianamente sul territorio a ‘fare i conti’ con la norma (giuridica) e con la realtà (sociale), con i doveri della sua funzione e con le attese (non sempre ad essi coerenti) della popolazione, con risorse e mezzi (limitati) e con (irrealistiche) aspettative sociali di tutela. Si tratta di un notevole carico in termini operativi e dell’immagine, con inevitabili risvolti psicologici.

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