di Lorenzo Federico Pace
Con l’avvicinarsi delle prossime elezioni del Parlamento europeo fissate per l’8 e il 9 giugno vi è una percezione comune sul fatto che l’attenzione per questa tornata di elezioni superi di molto l’attenzione dimostrata nelle precedenti edizioni.
In questo editoriale si vuole riflettere sui motivi giuridici di tale “particolare attenzione” dal punto di vista del diritto dell’Unione europea.
Al fine di meglio capire il perché di questa percezione di maggiore importanza delle prossime elezioni del Parlamento europeo è necessario individuare il ruolo che il Parlamento europeo svolge all’interno dell’ordinamento dell’Unione.
Il Parlamento europeo è un’Istituzione inserita in quella che la giurisprudenza della Corte di giustizia permette di configurare quale “organizzazione sovranazionale”. Cioè un ente la cui natura giuridica è costituita, secondo la giurisprudenza dalla Corte di giustizia, da quattro distinte caratteristiche: «I Trattati fondativi dell’Unione hanno dato vita, diversamente dai Trattati internazionali ordinari, ad un ordinamento giuridico nuovo, dotato di proprie istituzioni, a favore del quale gli Stati che ne sono membri hanno limitato, in settori sempre più ampi, i propri poteri sovrani, e che riconosce come soggetti non soltanto tali Stati, ma anche i cittadini degli stessi» (parere 2/2013, par. 157). Inoltre l’ordinamento giuridico di tale ente è caratterizzato, tra l’altro, da un «nucleo sovranazionale» costituito da tre gruppi di principi (principio di autonomia, principio dell’effetto diretto e del primato del diritto dell’Unione, il ruolo della Corte di giustizia) e il cui diritto, in quanto autonomo tanto dal diritto pubblico internazionale quanto dal diritto pubblico interno, costituisce diritto dell’Unione europea sic et sempliciter.