di Carlo Focarelli
I «profili» di diritto internazionale del conflitto arabo-israeliano sono innumerevoli: trattarli tutti, o anche solo i principali, in questa sede andrebbe ben oltre i fini di un editoriale. Mi limiterò perciò ai più attuali nel momento.
Due avvertenze prima di iniziare:
- i fatti sui quali fondare qualsiasi ragionamento giuridico sono incerti, e spesso discutibili o contestati dalle parti in causa, quindi occorre molta cautela nel trattarli come «veri» o «certi» in assoluto;
- è impossibile stabilire chi dei due contendenti nell’attuale conflitto israelo-palestinese abbia «ragione» o «torto» in assoluto, al giurista spetta affrontare i singoli problemi e valutarli uno a uno alla luce delle norme esistenti senza parteggiare per nessuno: può ben darsi che, dal punto di vista giuridico, ciascuna delle parti abbia ragione per qualche aspetto e, al contempo, torto per qualche altro.
Propongo di procedere sulla base di due ipotesi di partenza, e cioè che:
- esiste un piano ONU, c.d. «due popoli, due Stati» con appositi confini;
- esiste un conflitto armato tra Israele e Palestina e, in particolare, un’occupazione militare israeliana internazionalmente illecita sui c.d. «territori palestinesi occupati» (TPO) dal 1967.
Sono ipotesi discutibili, ma internazionalmente accreditate (ONU, Comitato internazionale della Croce Rossa, ecc.).