di Valeria Rosato
Il conflitto, lungi dall’essere unicamente distruttivo, può generare processi di innovazione sociale, ridefinizione delle identità collettive e apertura di spazi democratici. A partire dagli anni Cinquanta, Lewis Coser ha offerto una lettura originale del conflitto come fattore funzionale alla coesione e al cambiamento sociale, elaborando la distinzione tra conflitti realistici e non realistici, nonché tra conflitti trasversali e conflitti cumulativi o polarizzati. Tuttavia, sebbene questa prospettiva abbia segnato un passaggio cruciale nella sociologia del conflitto, il concetto di conflitto trasversale è rimasto relativamente marginale rispetto ad altre categorie concettuali, e poco esplorato nelle analisi contemporanee sui processi di pace.
Il presente lavoro si colloca in questo vuoto teorico, con l’obiettivo di riattualizzare il concetto di conflitto trasversale e indagarne la rilevanza per la sociologia della trasformazione dei conflitti. La domanda di ricerca che guida il lavoro è la seguente: in che modo il concetto coseriano di conflitto trasversale può contribuire alla comprensione e al rafforzamento delle peace constituencies nei processi di trasformazione del conflitto?
Abstract
This article revisits Lewis Coser’s notion of cross-cutting conflict through the lens of conflict transformation theory and the literature on peace constituencies. Cross-cutting dynamics are understood as interactions that traverse identity and interest divides, thereby preventing polarization and opening opportunities for social and institutional innovation. The paper develops a comparative analysis of three case studies: the Northern Ireland Women’s Coalition, multi-ethnic women’s networks in Colombia, and interethnic schools in North Macedonia. These cases illustrate how peace constituencies, by cultivating transversal identities, interests, and collective practices, can interrupt cumulative cycles of polarization and promote inclusive social and political transformations. The article argues that cross-cutting conflict should be reconsidered not only as a descriptive sociological concept, but also as a political and strategic resource for peacebuilding processes. In doing so, it revitalizes a classical approach to conflict sociology and offers analytical tools to strengthen the role of civil society actors in post-conflict contexts.