L’inferno dell’uguale: Byung-Chul Han e la microfisica della violenza

di Emanuele Rossi

«La violenza – ha scritto René Girard – è interminabile» (Girard). Come esseri umani sappiamo benissimo che vi sono cose che non scompaiono mai dal nostro orizzonte di senso e di significato e che, pur assumendo forme diverse, sono parte integrante della nostra esistenza e della vita delle nostre società. Tra queste c’è la violenza, una realtà proteiforme che – come ha scritto Wolfgang Sofsky – «rimane onnipresente: attraversa la storia del genere umano, dall’inizio alla fine». Di ciò è convinto pure Byung-Chul Han: nel recente lavoro Topologia della violenza, ricostruisce dettagliatamente le trasformazioni che essa ha assunto nella società contemporanea. 

Abstract

In an essay recently published in Italy entitled Topology of Violence, Byung-Chul Han describes the protean nature of violence. A violence that insidiously and pervasively crosses contemporary society, a real society of performance. It is a violence produced by an “eccess of positivity” that manifests itself through overproduction, over-communication and hyperactivity and that makes late modern individuals prisoners of a system that in the name of an illusory freedom forces them to exploit themselves.

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