La violenza organizzata. Riflessioni sociologiche sulla guerra

di Valeria Rosato

Il 24 febbraio 2022 l’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito della Federazione russa non solo segna un nuovo spartiacque in riferimento ai futuri assetti politici internazionali ma impone anche una più approfondita riflessione, dal punto di vista scientifico, sulla natura della guerra. La presenza di due eserciti regolari che si fronteggiano nel cuore dell’Europa sembra averci catapultato all’improvviso nel passato, facendoci fare un salto di oltre settant’anni. Già a partire dalla fine della Guerra Fredda si aprì un vivace dibattito pubblico e accademico sulla natura dei conflitti armati contemporanei, sulle loro trasformazioni, sui presunti caratteri di novità rispetto alle guerre precedenti. Numerose sono state le definizioni coniate per marcarne i cambiamenti: etniche, predatorie, criminali, postmoderne, ibride, asimmetriche ecc. Ciascuno di questi approcci ha teso però a sovrastimare l’importanza di alcuni aspetti particolari deviandoci e allontanandoci dalla comprensione dei meccanismi sociali alla base della violenza organizzata. Si è teorizzato che la guerra fosse diventata obsoleta, che il suo declino fosse inevitabile grazie al ruolo centrale della civilizzazione, dello Stato e dello sviluppo delle organizzazioni internazionali; o ancora che le “nuove” guerre fossero il risultato del processo di globalizzazione economica e del fallimento dello Stato, dunque originate da motivazioni prettamente private e criminali e da pulsioni irrazionali; e, infine, che lo sviluppo della tecnologia fosse ormai centrale nella trasformazione profonda delle dinamiche e della natura della guerra.


Abstract

At the end of the Cold War, a lively public and academic debate arose on the nature of contemporary armed conflicts, their transformations and their supposed novelty compared to previous wars. Numerous definitions were coined to mark these changes: ethnic, predatory, criminal, postmodern, hybrid, asymmetric, etc. Through the analysis of a long-term model based on the historical dynamics of organised violence, elaborated by the sociologist Malešević, it is demonstrated that within modern societies, the exponential growth of bureaucratic and ideological apparatuses is at the root of the constant growth of organised violence, and consequently that the phenomenon of war has not undergone such radical transformations as to justify a paradigm shift.

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