La “déchéance de nationalité” nelle proposte di modifica della normativa sulla cittadinanza e l’immigrazione francese

di Massimo Rubechi

In occasione della presentazione del nuovo prefetto dell’Isère effettuata il 30 luglio 2010, Nicolas Sarkozy ha lanciato la proposta di togliere la cittadinanza francese agli stranieri che l’abbiano ottenuta da meno di dieci anni qualora abbiano attentato alla vita di un poliziotto, di un gendarme o di ogni altro depositario dell’autorità pubblica.

La dichiarazione, dai toni sensazionalisti, ha fatto seguito agli eventi avvenuti nei giorni precedenti a Grenoble, caratterizzati da scontri particolarmente violenti tra la polizia e i giovani di una banlieue, conseguenti all’uccisione di un rapinatore di origine straniera.

Proprio in quest’ottica si pone la misura che il governo ha tentato di introdurre, poiché le periferie cittadine, oltre al caso che ha dato il via alle dichiarazioni di Sarkozy, sono state teatro nei mesi passati di scontri anche gravi tra le forze dell’ordine e i cittadini residenti e poiché spesso erano coinvolti immigrati ovvero francesi naturalizzati.

La possibile modifica dell’articolo 25 del codice civile francese  che viene richiamata solleva dei seri dubbi di costituzionalità relativi all’introduzione di una misura che potrebbe essere considerata discriminatoria, in ragione della disparità di trattamento fra cittadini basata sulla loro provenienza originaria che potrebbe venire a determinarsi in seguito alla sua applicazione.

La proposta ha suscitato numerose polemiche sin dal suo lancio e nei mesi successivi e ha creato forti tensioni anche all’interno dell’Ump, nonostante l’indurimento della politica di sicurezza di Sarkozy, da sempre un cavallo di battaglia del Presidente della Repubblica, sia stato letto da molti commentatori come un tentativo di riacquisire consensi dopo le battute di arresto subite. Il partito del Presidente aveva infatti, nel periodo immediatamente precedente il lancio della proposta, dovuto affrontare in particolare l’attacco mediatico sferrato all’allora Ministro Eric Woerth per il suo coinvolgimento in ipotesi di corruzione nel cd. affaire Bettancourt e fare i conti con la sensibile crescita nei sondaggi del Fronte nazionale, il cui leader, a partire dal congresso del febbraio 2011, è divenuta la figlia del fondatore Jean Marie, Marine Le Pen.

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